Cenni storici
- La strada di Paveto
Ecco un'intervista fatta ad Amedeo Mora, una delle menti storiche
per eccellenza di Paveto, che ci racconta com'è nata l'attuale
strada di Paveto.
(Tratto dal notiziario dell’U.S.Paveto N° 1 anno 3°,
del Dicembre 2005.)
BREVE STORIA DELLA STRADA DI PAVETO; “DA O RISSOE A STRA'”
Chissà quanti di voi conoscono la storia della strada di
Paveto, strada che abitualmente percorriamo anche più volte
al giorno. Come altri anch’io, curioso delle origini di ciò
che mi circonda, mi sono chiesto se qualcuno risalendo nel tempo,
avesse potuto raccontare fatti e circostanze che solo pochissimi
conoscono di persona.
Mi ritengo fortunato nell’aver incontrato un uomo eccezionale,
credibile e stimato, conosciuto in paese come un “Vecchio
Saggio”; sto parlando di Amedeo Mora, classe
1915.
A lui ho proposto una serie di domande alle quali lui ha risposto
con grande disponibilità e spontaneità e la cui intervista
qui di seguito vi ripropongo.
Amedeo, com’è nata l’idea di una
strada carrozzabile a Paveto?
Prima del 1920 esisteva una strada carraia che partendo dal ponte
arrivava in località “suppea”, ora orto di Italo,
il tracciato in alcuni punti era diverso da quello che percorriamo
adesso.
Come e quando è avvenuto il proseguio?
L’iniziativa è dovuta ad Angelo Gazzo, nato e cresciuto
a Paveto, classe 1901 che con tanta determinazione ha diretto tutto
il progetto. Eravamo agli inizi degli anni ’30, circa il 1933
ed il volontariato in quel momento diede il massimo contributo,
in pratica…tutto.
Questo volontariato, come veniva organizzato?
Ogni componente di famiglia, naturalmente di sesso maschile, doveva
contribuire con almeno 40 giornate di lavoro, chi non poteva, per
motivi diversi, doveva farsi sostituire, ma non poteva nel modo
più assoluto rinunciare, ciò evidentemente per evitare
il rallentamento dei lavori.
Angelo Gazzo, sostanzialmente era un capo ed un trascinatore e con
l’aiuto di un tecnico disegnava, di giorno in giorno il percorso
da tracciare; percorso che poi operativamente veniva sviluppato
da un lotto di persone, il cui numero variava di volta in volta
a seconda delle difficoltà che il terreno presentava, per
meglio utilizzare le risorse umane.
Si lavorava tutti i giorni della settimana, anche alla domenica.
Dopo la funzione religiosa che si svolgeva al primo mattino, ci
si avviava con zappe e badili al lavoro interrotto il giorno precedente.
Ed il cantiere dov’era?
….ricordo che era più o meno dove attualmente è
ubicato il ricovero degli anziani.
A quei tempi, proprio lì esisteva uno spiazzo, che meglio
si prestava per le operazioni cantieristiche, rispetto al piazzale
della chiesa.
Con accordo unanime, si era che il tracciato dovesse partire dalla
piazza della chiesa e da lì verso valle, a scendere; non
a salire, ma a scendere, questo per evitare che chi fosse stata
asservito dal percorso raggiunto, disertasse per convenienza, la
prosecuzione dei lavori. Bisognava arrivare tutti fino in fondo,
per vedere il collegamento.
Com’era all’epoca il volontariato? C’era
più gioventù o personale adulto?
Non saprei rispondere con precisione, anche perché i lavori
sono andati avanti per diversi anni, ma posso confermarti che tutti
coloro che si sentivano in forza si impegnavano al massimo per vedere
realizzata questa strada, considerata da tutti una risorsa importante
per il paese. In questo senso attraversare i terreni privati è
stata una cosa in linea di massima da tutti accettata, però
alla fine qualche questione esistente si è risolta nell’interesse
superiore della collettività..
Gli amministratori dell’epoca come si sono comportati,
avete chiesto ed ottenuto aiuti?
Certamente! Abbiamo ottenuto una dozzinali pale, zappe, “bagaggi”
ed un certo numero di carriole donateci dal comune. Ricordo che
il mezzo meccanico più utilizzato era un “tombarello”
da mezzo metro cubo di portata, trainato da un somarello o da un
mulo a seconda della disponibilità.
Ed alla fine…..
Ricordo che la prima auto ha percorso la strada, ancora non completata,
dal ponte alla piazza della chiesa all’inizio dell’estate,
era il 22 giugno del 1937, quindi ci vollero circa 4 anni di fatiche
e sudori per eseguire l’opera, circa 3 chilometri che ora
percorri in 5 minuti!
Non ci fu nessuna cerimonia inaugurale, i lavori si erano protratti
per così tanto tempo, che la loro conclusione risultò
sfilacciata.
Ripeto, a parte i volontari, il merito dell’opera va attribuito
ad Angelo Gazzo, forte sostenitore e trascinatore di questa opera,
nonché grande patriota, caduto per la libertà durante
la resistenza.
Per questo motivo la strada porta il suo nome.
Lei ha qualche ricordo a “caldo” di quel
periodo?
Sì. Ricordo che dove un tempo c’era la bottega dei
commestibili e l’osteria gestita da “Gigi da Nina”,
in una sola mattinata si è riusciti a far sparire un lembo
di monte, grazie al gran numero di forze presenti ed alla buona
intesa tra noi.
…..Quella mattina ci siamo tolti il freddo di dosso!!!!
Con questa risposta che esprime tutta la volontà e la tenacia
di chi ci ha preceduti, ringrazio Amedeo, socio e sostenitore dell’U.S.Paveto,
che con la sua disponibilità e semplicità ha saputo
trasmettermi e farmi respirare l’aria del passato facendomi
rivivere fatti e comportamenti di altri tempi, che non devono essere
dimenticati.
In un desiderio odierno di emulazione, mi domando se questa cultura
del volontariato tragga origini da questi fatti o abbia origini
più lontane.
Certamente conoscendo personaggi come Amedeo, ha salde radici.
Giuseppe Stuardo (Pino)
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